Answer
Paolo ha ragione: se un'equazione di secondo grado ha coefficienti razionali e le soluzioni sono razionali, allora il discriminante deve essere un quadrato perfetto. Barbara sbaglia perché coefficienti razionali non garantiscono necessariamente soluzioni razionali.
Solution
Analizziamo ciascuna affermazione.
1. • Affermazione di Paolo:
"Se un'equazione di secondo grado ha coefficienti razionali, allora certamente anche le soluzioni, se esistono, sono razionali."
Consideriamo l’equazione generica ax² + bx + c = 0, con a, b, c razionali. Le soluzioni si ottengono con la formula
x = (–b ± √(b² – 4ac)) / (2a).
Anche se a, b, c sono razionali, il discriminante Δ = b² – 4ac può non essere un quadrato perfetto, cioè √Δ può essere irrazionale. Per esempio, in
x² – 2x – 1 = 0,
abbiamo Δ = (–2)² – 4·1·(–1) = 4 + 4 = 8, e √8 non è razionale. Quindi le soluzioni saranno 1 ± √2, entrambe irrazionali.
Pertanto, Paolo sbaglia: avere coefficienti razionali non garantisce soluzioni razionali.
2. • Affermazione di Barbara:
"Se le soluzioni di un'equazione di secondo grado sono razionali, allora i coefficienti devono essere razionali."
Un ragionamento comune potrebbe essere il seguente: se x₁ e x₂ sono le radici (razionali) di un’equazione in forma normale, allora, per le formule di Vieta, la somma (x₁ + x₂) e il prodotto (x₁·x₂) sono razionali e, pertanto, nella forma x² – (x₁ + x₂)x + (x₁·x₂) = 0 i coefficienti sono razionali.
Tuttavia, l’errore sta nel non considerare che la stessa equazione può essere scritta in forma equivalente moltiplicando tutti i coefficienti per un numero non zero. Per esempio, se prendiamo x₁ = 2 e x₂ = 3 e scriviamo l’equazione in forma ridotta (monica) otteniamo
x² – 5x + 6 = 0 (con coefficienti razionali).
Ma se moltiplichiamo ogni termine per √2, otteniamo
√2·x² – 5√2·x + 6√2 = 0,
un’equazione equivalente che ha le stesse soluzioni (2 e 3), ma in cui i coefficienti sono irracionales.
Quindi, in assoluto, le radici razionali non garantiscono che i coefficienti, nella rappresentazione data dell'equazione (cioè nei valori specifici assunti da a, b, c), siano razionali.
Pertanto, Barbara è in errore.
3. • Affermazione di Marco:
"Se l'equazione è razionale (cioè i coefficienti sono razionali) e le soluzioni pure sono razionali, allora il discriminante deve essere un quadrato perfetto."
Se a, b e c sono razionali e le radici sono date da
x = (–b ± √(b² – 4ac)) / (2a),
perché x risulti razionale, il termine √(b² – 4ac) deve essere anch'esso razionale, il che accade se e solo se b² – 4ac è il quadrato di un numero razionale (ossia un quadrato perfetto nell'insieme dei razionali). Se ciò non fosse vero, √(b² – 4ac) sarebbe irrazionale e, di conseguenza, almeno una delle soluzioni risulterebbe irrazionale.
Pertanto Marco ha ragione.
Riassumendo:
• Paolo è in errore, perché coefficienti razionali non garantiscono automaticamente soluzioni razionali.
• Barbara è in errore, in quanto è possibile avere equazioni (nella loro rappresentazione non normalizzata) con soluzioni razionali ma con coefficienti irracionales.
• Marco è corretto: se sia i coefficienti che le soluzioni sono razionali, allora il discriminante deve essere un quadrato perfetto.
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